La Subacquea Ricreativa si propone avvicinare al mondo sottomarino sempre più persone addestrandole all'apnea e all'uso di autorespiratori con grande attenzione alla sicurezza: si ci propone quindi di rimanere nei limiti della curva di sicurezza (limiti tempo-profondità) e a profondità massime di 40m. Analiziamo diversi punti:
Immersioni in curva di sicurezza
Certamente il limite più importante (ma anche quello, purtroppo, più facilmente superato) è la curva di sicurezza. Alla base delle tecniche di emergenza insegnate nei corsi di primo livello vi è l'ipotesi che il subacqueo possa risalire in ogni istante direttamente in superficie. Certo l'insegnamento della risalita di emergenza controllata nuotando perde di valore se il subacqueo deve ancora effettuare venti minuti di decompressione! Quindi se si intende superare anche di un solo minuto la curva di sicurezza, si ricade nell'immersione tecnica, che obbliga a pianificare il profilo della stessa, il programma di decompressione, con gli eventuali programmi di emergenza, e persino la configurazione di attrezzature necessaria per risolvere eventuali problemi. Immaginate un esaurimento d'aria od un'improvvisa interruzione della sua erogazione a causa, per esempio, dell'ostruzione del tubo di pescaggio. Cosa potreste fare se non avete una riserva di aria separata e dovete ancora fare decompressione? Nessuna configurazione tradizionale adottata dai subacquei permette individualmente di risolvere questo problema, se non affidandosi completamente al compagno. E cosa si può fare se è necessario effettuare la decompressione, c'è corrente non si trova più la cima di risalita? Dovrete disporre di mulinello e pallone. Ecco quindi che superare il limite della curva di sicurezza impone di avere a disposizione riserve di gas, attrezzature speciali e di pianificare accuratamente il consumo. Se si vuole prolungare la permanenza sul fondo basta usare Nitrox al posto dell'aria.
Accesso diretto alla superficie
Un corollario alle immersioni in curva di sicurezza è quello dell'accesso diretto alla superficie. Lo scopo di rimanere nei limiti della curva di sicurezza è quello di garantire un'immediata risalita diretta alla superficie. Ovvio quindi che se siamo penetrati nei meandri di un relitto o di una grotta e non vediamo più l'uscita, non siamo in grado di raggiungere la superficie direttamente, anche se la profondità alla quale ci troviamo è di pochi metri! Per questo in Usa si distingue fra immersioni in grotta ("cavern diving"), cioè negli antri illuminati dalla luce solare, ed immersioni speleosub ("cave diving"), cioè in anfratti od in zone buie. Oltre all'ampiezza dei passaggi, l'elemento chiave è che il subacqueo in difficoltà possa raggiungere la superficie seguendo solo la direzione della luce.
Il sistema di coppia
Un altro fondamento delle tecniche didattiche di tutti i corsi iniziali è l'utilizzo del sistema di coppia. In genere durante i corsi è data molta enfasi all'attuazione di questo sistema durante la vestizione od il controllo delle attrezzature. È altrettanto ("molto più") importante dare enfasi all'applicazione delle regole del sistema di coppia in acqua! Quante volte si vedono due compagni d'immersione nuotare a discreta distanza fra loro? E pensare che bisognerebbe sempre restare a portata di braccio! L'immersione solitaria "solo-diving" è un'attività non molto più rischiosa di quella in coppia, se praticata con le dovute tecniche. Si tratta tuttavia di tecniche non insegnate nei corsi tradizionali, quale l'uso della maschera granfacciale per evitare di annegare in caso di crisi iperossica.
Una sola miscela
Un altro limite tradizionale è quello dell'utilizzo di una sola miscela respiratoria, con percentuale di ossigeno fra il 21% ed il 40% e PO2 massima di 1,4 bar, per tutta l'immersione. Una sola miscela respiratoria impedisce di commettere errori e quindi di trovarsi in situazioni pericolose, per esempio respirare la miscela errata per la profondità alla quale ci si trova. La percentuale di ossigeno superiore al 21% garantisce contro la possibilità di ipossia, una situazione pericolosissima per via della rapidità di azione. La percentuale fino al 40% consente di non applicare particolari precauzioni nella gestione dell'ossigeno e delle attrezzature. Inoltre, insieme al limite di 1,4 bar per la PO2, ci permette di evitare approfonditi calcoli di esposizione ai diversi gas. Per considerare l'esposizione ai gas inerti si utilizzano, infatti, tabelle precalcolate o computer d'immersione. Mantenendo l'ossigeno sotto il 40% , sono possibili tre immersioni di un'ora ogni giorno, quindi i calcoli dell'esposizione a questo gas non sono più necessari. Nelle immersioni tecniche, si utilizzano invece percentuali e pressioni parziali di ossigeno superiori, obbligando ad un dettagliato calcolo dell'esposizione a questo gas.
La profondità
Un altro limite tradizionale è la massima profondità di 40 metri. In questo caso tuttavia la motivazione del limite non è ben definita. Se infatti si considerano i quaranta metri come distanza da percorrere per tornare in superficie, sarebbe più raccomandabile un limite inferiore, intorno ai trenta metri. Se invece si ritiene che il limite sia dovuto alla possibilità di un alto grado di narcosi da gas inerte, sarebbe opportuno definirlo con la pressione parziale di azoto o, meglio, con la pressione equivalente ad aria. Infatti se usassimo una miscela di ossigeno, azoto ed elio, potremmo tranquillamente svolgere immersioni a 40-45 metri, con un grado di narcosi paragonabile a quello dei 30 metri ad aria. Ovvio comunque che una immersione a 80 metri, anche se svolta con una miscela tanto ricca di elio da essere paragonata ai 30 metri ad aria, resta comunque una immersione difficile e ben oltre la portata dei subacquei tradizionali! In questo caso tuttavia ci viene in aiuto il limite della curva di sicurezza, che scatterebbe ben prima di aver raggiunto gli ottanta metri.
Condizioni ambientali accessibili
L'ultimo limite è posto dalle condizioni ambientali. Immergersi con una fortissima corrente, in un fiume, con visibilità nulla, sotto i ghiacci, con forti onde richiede tecniche specifiche, che non sono insegnate o sufficientemente approfondite nei corsi tradizionali, ma sono spiegate nella relative specializzazioni.